La sontuosa dimora che si erge all’estremità orientale della 53rd Street di Manhattan appartiene ai Greene, una delle più importanti famiglie della città. In base alle disposizioni testamentarie del vecchio Tobias, il patriarca deceduto da una dozzina d’anni, tutti i membri della famiglia devono restare sotto quello stesso tetto per almeno venticinque anni dopo la sua morte, pena la perdita dell’eredità. Così nel palazzo vivono ancora la vedova, costretta su una sedia a rotelle, e i cinque figli: Julia, Chester, Sibella, Rex e la giovane Ada, l’unica a essere stata adottata. La storia inizia all’indomani di una notte drammatica in cui un ladro è penetrato nella casa e, forse preso dal panico, ha sparato a due delle sorelle. Julia, la più grande, è stata uccisa, mentre Ada ha riportato una brutta ferita. Ma la tesi del tentativo di furto finito in tragedia non convince Philo Vance, il raffinato investigatore già protagonista di L’enigma dell’alfiere (I bassotti n. 48), che ha notato una stranezza: perché il ladro, anziché rubare gli argenti esposti nella sala al pianterreno, è salito di sopra e ha fatto fuoco sulle due donne? Proponendo una nuova ricostruzione dei fatti, Vance riuscirà a dimostrare che si tratta di omicidio intenzionale e a individuare il colpevole. Con La fine dei Greene (1928, The Greene Murder Case) Van Dine supera se stesso ideando uno dei più ingegnosi delitti della storia del giallo.
Titolo originale: The Greene Murder Case
Traduzione: Pietro Ferrari